Nel corso della mia vita, più volte ho avuto modo di comprendere il vero significato della ” forza delle donne”, e ancora una volta ho potuto constatarlo, ma sulla mia pelle, mettendo al mondo mio figlio Leonardo.
Di quel momento avrei voluto custodire ogni piccolo dettaglio.
Oggi a distanza di un anno con mio grande dispiacere, credo che la mia scarsa memoria (peggiorata dopo la gravidanza) abbia perso qualcosa, pertanto metto su carta o meglio nel mio blog, questa esperienza meravigliosa che Dio ha donato a noi donne, affinchè io possa leggerlo quando ne avrò bisogno.
Giovedì 5 marzo
Il risveglio di quel giorno fu caratterizzato da una strana sensazione, ero alla 36° settimana +5 di gravidanza, reduce dalle solite notti insonni incontinenti accompagnate dai singhiozzi di Leo nel pancione, mi alzai dal letto seguendo le mie abitudini del mattino, ennesima pipì e “..ma cos..??? ho rotto le acque!?” o almeno questo mi era parso fossero.
Avevo sentito parlare, e anche letto, della famosa rottura delle membrane.
La descrivevano come un’esperienza da cascate del Niagara, tanto che immaginando il giorno in cui avrei vissuto quest’esperienza, temevo un’innondazione dal bagno di casa fino all’ospedale. Ora non so se sia stata una delle poche fortunate al mondo, ma da quel momento ho vissuto tutto il contrario dei macabri racconti sul parto che avevo sentito fino ad allora.
Falsi miti o meno, scendendo di casa avevo ancora dubbi che si trattasse della rottura delle acque, fu solo dopo la visita del ginecologo, fortunatamente già di turno in ospedale, che cominciai a capire che era arrivato il momento tanto atteso: a breve sarebbe nato Leonardo!
Anche se, ad essere sincera, la sensazione che provavo continuava a non sembrarmi reale.
Probabilmente perchè fino a quel momento, avevo pensato al parto come ad una scena di un film in cui mio marito corre come un folle nel traffico per raggiungere l’ospedale e me che piango disperatamente per il dolore.
Invece, la realtà si è rivelata meglio dell’interpretazione drammatica della mia immaginazione.
Il travaglio.
Già mi vedevo torturare mio marito, ginecologo e ostetrica e invece, si è rivelato indolore e breve. Poco dopo, mi sono ritrovata a percorrere con i miei piedi il tragitto dalla camera alla sala parto con il mio team di supporto.
Il parto.
Avevo preparato una playlist come soundtrack dell’evento, ma l’atmosfera calma dello staff accompagnata dal panorama sul golfo di Napoli della sala parto, mi bastarono per affrontare l’inizio di quella meravigliosa avventura.
Contrazioni.
Mia nonna le descriveva a mia madre, come un forte mal di pancia. Mia madre a me, come tutt’altro. Io invece non le sentivo proprio!
Ossitocina.
Se siete incinta, se ne avete sentito parlare al corso preparto, se avete il diabete gestazionale, sarà una tra le parole chiave della gravidanza. Io con questo ormone ho partorito!
L’ultima spinta.
Mio marito ne ha contate tipo trenta, a me sembravano non finire mai.
Sento ancora le voci del team di sostegno( marito, gine, ostetrica)..mi pareva il tifo della curva B, mi sentivo come Maradona in campo..” Vai Lucia, Vai! coraggio!”
Questa è stata sicuramente la fase più intensa…, ma l’ultima spinta sarà come arrivare all’ultimo gradino di una scalinata fatta di corsa, tutta d’un fiato..un pò come la scena di Rocky..solo che, invece, di gridare Adriana, io gridavo il nome di mio figlio.
Il primo pianto.
“Anguèèèèèèè!” piange ancora così! mai nessun pianto mi farà sentire così rincoglionitamente felice!
Felicità, gioia, amore..il vero significato di queste parole!
..ma soprattutto che sollievo guagliù!